Nicolò Filippo Rosso

Exodus

In America Latina, la mancanza di opportunità di lavoro, l’accesso limitato all’istruzione e la corruzione politica persistono da generazioni, alimentando cicli di violenza e sfollamenti che sono sia sintomi che cause di società disgregate.  Ho documentato questo fenomeno negli ultimi quattro anni, viaggiando lungo le rotte migratorie dal Venezuela alla Colombia e dal Centro America al Messico e agli Stati Uniti. Seguendo per così tanto tempo migranti provenienti da diversi paesi, ho visto innumerevoli storie di perdita e separazione attraverso gli occhi dei più vulnerabili: coloro che nascono, crescono e muoiono in movimento.
Nel documentare i viaggi dei migranti, ho tenuto presente la diversità dei motivi che spingono ogni popolazione ad emigrare. Eppure, ho anche capito come le persecuzioni politiche, l’impunità, e il problema dell’accesso a diritti primari come cibo e assistenza sanitaria colpisce ampiamente le società dell’America Latina, provocando migrazioni di massa in tutto il continente.  Decenni di guerra civile, povertà endemica o violenze rendono difficile per i migranti trovare condizioni migliori di quelle da cui stanno fuggendo. Attraversando le terre di confine controllate da bande e gruppi ribelli, le persone sono esposte alla tratta e al reclutamento. Lì, diventare maggiorenne è arduo. In uno stato di costante allerta, gli adolescenti tendono spesso a duplicare modelli di violenza per sopravvivere nell’unico ambiente che hanno conosciuto. Per migliaia di bambini nati durante la migrazione, gli ostacoli della condizione di apolide impediranno loro di acquisire le libertà fondamentali, che potrebbero esporli all’esclusione e alla discriminazione.  Alcune persone non raggiungono mai la loro destinazione.

Un gruppo di persone segue un percorso illegale per entrare in Colombia, vicino a Villa del Rosario, nel dipartimento di Norte de Santander, in Colombia, una delle regioni più trafficate per i valichi di frontiera, il 9 Ottobre 2018. Nonostante il Venezuela abbia ufficialmente chiuso il confine con la Colombia nel febbraio 2020, circa 300 valichi clandestini sono rimasti attivi. Durante la pandemia i valichi di frontiera illegali in entrambe le direzioni hanno reso impossibile il monitoraggio epidemiologico, aumentando il rischio della popolazione di contrarre il COVID-19.

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Una famiglia siede in un camion a Paraguachón, città di confine colombiana, sulla strada per la città centrale di Maicao, l’11 Agosto 2018. Contrabbando, furto, estorsione, violenza e traffico di esseri umani sono all’ordine del giorno. Coloro che possono permettersi un biglietto dell’autobus si spostano verso le più grandi città della costa settentrionale della Colombia. Altri continuano il viaggio a piedi. Molti finiscono per vivere nelle strade o negli insediamenti informali alla periferia della città, con scarso accesso a cibo, acqua pulita o assistenza sanitaria.

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Una ragazzina guarda nel bicchiere di plastica vuoto in cui raccoglie monete per le strade della capitale colombiana Bogotá, il 31 Ottobre 2018. Il giorno in cui è stata scattata questa fotografia, alcuni volontari colombiani stavano distribuendo costumi di Halloween ai bambini che vivono in un campo di migranti. Quando il gruppo è arrivato, una ragazzina stava chiedendo l’elemosina ai conducenti di passaggio, scambiando monete con caramelle. È corsa a prendere un costume, indossandolo immediatamente per ritornare all’incrocio.

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La gente si accalca su un camion all’ingresso di una strada sterrata illegale che collega Colombia e Venezuela, a Paraguachón, La Guajira, Colombia, il 6 luglio 2018. La frontiera tra i due paesi, lunga 2219 km, ha solo sette posti di blocco ufficiali per l’immigrazione (UNHCR). In questo punto di passaggio, auto e camion si fermano per far entrare e uscire le persone: un’opportunità che i bambini Wayuu colgono per vendere acqua e snacks.

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Bambini Venezuelani tengono in mano bottiglie di plastica piene d’acqua mentre aspettano un pasto gratuito presso un ente di beneficenza a Paraguachón, Colombia, il 10 agosto 2019. Secondo l’UNICEF, degli 1,8 milioni di venezuelani che vivono in Colombia, circa 430.000 sono bambini e adolescenti. I bambini migranti sono spesso esposti a condizioni di vita pericolose, con scarso accesso all’istruzione e poche speranze per il futuro.

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Frankilina Epiayu, un’ostetrica indigena Wayuu, massaggia la pancia di una ragazza incinta in un insediamento di migranti venezuelani a Uribia, a La Guajira, Colombia, il 5 luglio 2019. Nel 2019, il fotografo ha seguito Epiayu mentre assisteva le donne durante il parto. A La Guajira non ci sono cure prenatali per le madri migranti. Le donne camminano finché sono fisicamente in grado di farlo. Le altre rimaste nei campi, cercano un passaggio negli ospedali della città o partoriscono a casa.

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Luis Arevalo, emigrato dal Venezuela alla Colombia in cerca di opportunità di lavoro, siede nel retro di un camioncino, dolendosi per la morte di sua sorella, Luisana, a Riohacha, Colombia, il 17 agosto 2018. Luisana è morta di asfissia in una macchina e la sua famiglia non ha potuto permettersi di rimpatriare il suo corpo in Venezuela. La madre di Luisana ha potuto recarsi in Colombia per assistere al funerale, grazie al sostegno di una ONG locale.

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Una coppia venezuelana osserva il loro neonato in un’incubatrice dell’ospedale Erasmo Meoz di Cucuta, nel nord di Santander, Colombia, il 22 maggio 2018. La mancanza di medicinali e medici in Venezuela ha peggiorato le condizioni sanitarie e messo a rischio i parti. Secondo i dati del governo riportati dai media venezuelani nel 2017 (per i quali il Ministero della Salute ha rifiutato di commentare), la mortalità infantile e le morti materne sono aumentate di oltre il 65% dal 2015 al 2018. Nel 2021, il governo Colombiano ha annunciato un nuovo statuto che potrebbe regolarizzare quasi un milione di venezuelani, compresi bambini, adolescenti e neonati.

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Persone in lutto si recano al cimitero di Tuilelén a Comitancillo, Guatemala, per seppellire Rivaldo Jiménez Ramírez, Santa Cristina García e Iván Gudiel Pablo, il 14 marzo 2021. Il 22 gennaio 2021, diciannove corpi carbonizzati sono stati trovati su una strada di campagna a Tamaulipas, stato nord-orientale del Messico al confine con gli Stati Uniti. La strage, secondo gli inquirenti, sarebbe legata a una disputa tra gruppi criminali sul controllo delle rotte dei migranti.

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Un bambino osserva dal finestrino di un autobus in Honduras, vicino al confine occidentale del paese con il Guatemala, il 15 gennaio 2021. Nonostante la chiusura delle frontiere dovuta al COVID-19, i rifugiati e i migranti dall’America Centrale hanno continuato a fuggire dai loro paesi e a dirigersi a nord durante il 2020 e 2021. Nel novembre 2020, gli uragani Eta e Iota hanno colpito il Centro America; le inondazioni e gli smottamenti hanno provocato fino a 9,3 milioni di vittime, alimentando un picco di migrazione verso gli Stati Uniti.

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Jessica Rivas, 30 anni, giace a terra dopo essere svenuta durante gli scontri tra agenti di polizia e una carovana di migranti di 10.000 persone diretta a nord a Vado Hondo, in Guatemala, il 18 gennaio 2021. Suo figlio Isaac di 4 anni urla mentre sua madre cade a terra. Jessica, Isaac e suo figlio maggiore Juan David, 12 anni, hanno viaggiato attraverso il Guatemala e il Messico fino a Piedras Negras, al confine con il Texas.

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Una carovana di diecimila persone si muove a piedi e su camion verso una barricata realizzata da agenti di polizia guatemaltechi, per impedire loro di continuare il loro viaggio verso nord, a Vado Hondo, in Guatemala, il 18 gennaio 2021.

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Un gruppo di migranti solleva un bambino su un camion a Pamplona, a Norte de Santander, in Colombia, il 10 ottobre 2018. Mentre il fotografo stava intervistando e fotografando queste famiglie, si è avvicinata una donna dicendo che un camionista aveva accettato di trasportarli a Bucaramanga. Fanatica religiosa, la donna ha insistito affinché prima di partire pregassero, urlando che la loro condizione dipendeva dai loro peccati e dalla loro fede nel socialismo venezuelano.

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María Maricela Tomás Aguillón, 21 anni, partecipa al funerale di sua cugina, Santa Cristina García, e dei compaesani Rivaldo Jiménez Ramírez e Iván Gudiel Pablo a Tuilelén, Comitancillo, in Guatemala, il 14 marzo 2021. Santa Cristina García, 20 anni, stava cercando di raggiungere gli Stati Uniti per guadagnare il denaro necessario per un intervento chirurgico atto a correggere la palatoschisi di sua sorella. Quando la notizia del massacro si è diffusa negli Stati Uniti, donatori hanno raccolto fondi per l’intervento chirurgico della sorella di García.

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Un uomo tiene in braccio sua figlia mentre si nasconde dalla polizia a Vado Hondo, in Guatemala, il 18 gennaio 2021. Dopo che le forze di sicurezza guatemalteche hanno tentato di smantellare una carovana di 10.000 persone, nel tentativo di fermare il loro viaggio verso nord, le persone si sono disperse nel bosco e hanno continuato a camminare in piccoli gruppi.

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Una donna e due bambini attraversano il Río Grande a Ciudad Juárez, Messico, il 27 marzo 2021. I richiedenti asilo spesso si consegnano alle autorità Americane per avviare il processo di richiesta di asilo. Tra il 2020 e il 2021 però, migliaia di famiglie sono state espulse e riportate in Messico. Le autorità hanno respinto le loro richieste di asilo sulla base del Titolo 42, un ordine Statunitense, che consente la rapida espulsione dei richiedenti asilo dai paesi in cui è presente il Covid-19.

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Un ufficiale della dogana e della polizia di frontiera registra i minori non accompagnati che entrano negli Stati Uniti a La Joya, in Texas, il 28 maggio 2021. Secondo la Sezione dei Dati Doganali e della Protezione delle Frontiere degli Stati Uniti, il 2021 è stato un anno record per gli attraversamenti di minori non accompagnati. A marzo, 8.500 bambini e adolescenti che avevano attraversato il confine da soli sono stati ospitati nei centri di accoglienza gestiti dal Dipartimento della salute e dei servizi umani, mentre altri 3.500 hanno atteso presso le Stazioni di Polizia di Frontiera la disponibilità di ulteriori posti letto.

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Minori non accompagnati aspettano di essere presi in custodia dagli agenti della dogana e della polizia di frontiera a La Joya, in Texas, il 28 maggio 2021.

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La polizia arresta un ragazzo Venezuelano accusato di furto a Maicao, La Guajira, Colombia, il 15 agosto 2018. La povertà e le condizioni di vita precarie negli insediamenti dei migranti e nelle strade delle città di confine spingono alcuni a intraprendere strategie di sopravvivenza criminale. La pandemia ha alimentato l’instabilità sociale in Colombia e la xenofobia è in aumento. I cittadini colombiani sono preoccupati per la diffusione del COVID-19 mentre i migranti si radunano nelle strade, nei campi informali e sulle rotte migratorie.

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Un uomo guida un gruppo di migranti attraverso il Rio Grande mentre un soldato americano indica un punto di attracco a Roma, in Texas, il 28 maggio 2021. Per documentare gli attraversamenti notturni, il fotografo ha utilizzato una fonte di luce artificiale. La gente ha raccontato di aver trascorso diversi giorni o settimane in fattorie isolate sulla sponda messicana, in attesa che i trafficanti li spostassero dall’altra parte del fiume. Il traghettatore ha riferito di essere stato pagato 20 dollari per ogni persona trasportata sul suo gommone.

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Nicoló Filippo Rosso è un fotografo documentarista italiano con sede in Colombia, America Centrale, Messico e Stati Uniti. Si è laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino in Italia.

Lavora su progetti personali legati alle migrazioni nelle Americhe, all’impatto dei combustibili fossili sui cambiamenti climatici e alla lotta per la sopravvivenza delle comunità indigene abbandonate.

Il suo lavoro ha ricevuto importanti riconoscimenti come il World Press Photo, il Getty Images Editorial Grant, il W. Eugene Smith Fund, l’International Photography Award, il World Report Award ed è regolarmente pubblicato dai media americani ed europei.

Oltre al suo lavoro personale ed editoriale per riviste, giornali e ONG, tiene frequentemente conferenze di fotografia e giornalismo nelle università in Colombia, Europa e Stati Uniti.